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Storia della mia vita 30


di Moltoesigente1
02.07.2024    |    3.647    |    2 8.7
"Le sue amiche, che sedevano qualche tavolo più avanti, la guardarono con complicità, mentre si accomodava davanti a me..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 29

CAPITOLO 30 - UN LENTO RITORNO ALLA VITA

Cominciai a fare vita da spiaggia seduto sulla sdraio sotto l’ombrellone o steso sulla stuoia.

Talvolta mi recavo anche al bar per sorbire una bibita. Non mi sentivo attratto da nessuno, ma, ovviamente, la voglia di sesso si faceva sentire. Sapevo di essere davvero un bel ragazzo e, infatti, ero oggetto di numerosi sguardi, sia di travestiti che di transessuali belle e meno belle.

Una sera decisi di andare a sedermi in un tavolo ai margini della pista da ballo.

Non lo avevo mai fatto prima, non solo perché il ballo non mi aveva mai interessato, ma anche perché Ingrid aborriva quell’ambiente e chi lo frequentava.

Non avevo alcuna voglia di darmi troppo da fare: non ne sentivo lo stimolo e non era, del resto, neppure consono al mio modo di essere.

Dovetti respingere un paio di proposte di travestiti che mi invitavano a ballare con loro.

Poi mi passò vicino una ragazza bionda con un abitino corto vaporoso: mi sorrise lanciandomi uno sguardo ammaliante e fece per andare via. Le indicai con la mano di sedersi al mio tavolo.

Fece finta di esitare. Poi mi chiese: “Vuoi che mi sieda qui?” Era un modo per sottolineare il suo essere femmina: nelle sue intenzioni tutto doveva apparire come se fossi io a volerla vicino a me e non che fosse lei a volermi agganciare.

Le sue amiche, che sedevano qualche tavolo più avanti, la guardarono con complicità, mentre si accomodava davanti a me.

Cominciai a parlare del più e del meno, chiedendole di lei e della sua vacanza. Era abbastanza carina e femminile ed era piuttosto chiaro dai suoi comportamenti che voleva che io la trovassi seducente.

Quando anche lei mi fece domande più personali, risposi in modo evasivo oppure inventando le risposte. Non intendevo assolutamente raccontare a nessuno, tanto meno a persone conosciute nell’ambiente superficiale di una vacanza al mare, le mie vicende e la mia vita.

Non riuscivo ad essere simpatico o allegro e, infatti, la conversazione morì miseramente dopo un po’ di tempo. Allora mi salutò e tornò dalle amiche, sicuramente pensando che ero un orso e anche particolarmente noioso.

L’indomani, invece, mentre leggevo una rivista sotto l’ombrellone, fui avvicinato da una delle sue amiche: una bruna formosetta che indossava un succinto costume nero.

“Ciao.” Disse mentre fingeva di passeggiare sulla battigia passando davanti alla mia postazione. “Ieri sera eri seduto a un tavolo della pista da ballo, ma non mi pare che ti piaccia ballare.”

“Infatti.” Risposi. “Mi ero seduto lì, tanto per passare il tempo e ascoltare la musica, ma non so ballare e neppure mi interessa più di tanto.” “Non sei neanche qui da tanto tempo, visto che la tua abbronzatura è solo all’inizio. Ti trattieni per molto?”

La conversazione si sviluppò ancora e la invitai a sedere di fianco a me su una seggiolina in dotazione all’ombrellone.

Indubbiamente, le suscitavo una discreta curiosità e rimanemmo a parlare a lungo, perché era più loquace della sua amica della sera prima e più ricca di argomenti. Certamente nel loro gruppo si erano scambiate vari commenti su di me e la brunetta aveva deciso di provare ad agganciarmi.

Il giorno dopo tornò di nuovo a passare lì davanti e stavolta fui io a invitarla a sedersi. Ovviamente, lei non chiedeva di meglio, perché così non era costretta ad inventarsi un’altra scusa per fermarsi da me senza apparire troppo interessata.

Il discorso a un certo punto si fece progressivamente più intimo e più coinvolgente. Mi faceva domande su come vedevo le transessuali e, velatamente, sui miei gusti sessuali.

Da una parte le dissi il vero, perché le confermai che gli uomini non mi piacevano e non ero mai stato con un uomo, dall’altra mentii spudoratamente, perché le dissi che ero fondamentalmente attivo. Le spiegai che, essendo eterosessuale, mi attraeva la femminilità mentale, anche se presente all’interno di un corpo non completamente femminile.

Si era indubbiamente scaldata e mi trovava molto intrigante. Mi guardava fisso mentre parlavo e si mordicchiava il pollice.

Sembrava anche molto tentata di prenderlo fra le labbra e succhiarlo, con il chiaro intento di eccitarmi. Ma non lo fece, forse perché pensava fosse un gesto troppo volgare in quella fase.

Io mi stavo un po’ sforzando a favorire l’ovvio evolversi di quella conoscenza in qualcosa di più intimo, ma non mi veniva naturale. In realtà, infatti, continuavo a non provare neppure una minima frazione dell’eccitazione che abitualmente mi provocava lo stare con Ingrid.

Quando mi chiese dove mi ero insediato e io le risposi che alloggiavo in un bungalow, lanciò l’amo, dicendo che lei, invece, dormiva in una tenda con le sue amiche e non aveva mai visto come era fatto un bungalow all’interno. Io raccolsi l’amo facendo finta di credere a quello che diceva e la invitai a vederlo. Ci demmo appuntamento per quel primo pomeriggio, subito dopo pranzo.

Si presentò avvolta in un pareo giallo annodato sopra un minicostume, anch’esso giallo, che le lasciava le natiche quasi completamente scoperte. Si era generosamente profumata e pettinata. Aveva curve morbide e appena abbondanti che la rendevano molto appetitosa.

Io indossavo un paio di slip neri non particolarmente sexy, ma che sottolineavano comunque la forma del mio corpo, un po’ atletico e un po’ efebico, che piaceva tanto alle transessuali.

La feci entrare e le mostrai il cucinotto, il piccolo bagno e la camera da letto, che avevo lasciato intenzionalmente in penombra.

Quando fummo in camera la presi per i fianchi e l’attirai a me. Si strinse subito contro il mio corpo e cominciò a baciarmi e mordicchiarmi il collo.

Questo suo gesto e il suo buon profumo ebbero il potere di eccitarmi. Lei, che cominciava a sentire qualcosa di duro contro il suo ventre, si strofinò contro di me per qualche secondo e subito dopo afferrò il robusto rigonfiamento sul davanti della mia mutandina. Mi strinse più volte con la mano per accrescere l’erezione, poi si inginocchiò ai miei piedi e mi abbassò rapidamente gli slip.

Iniziò a leccarmi avidamente il cazzo lanciandomi sguardi lussuriosi da sotto in su. Lo prese in bocca e cominciò ad andare ritmicamente su e giù succhiandolo.

La lasciai fare per un po’, poi la sollevai, le sfilai rapidamente il mini slip e, senza preoccuparmi del reggiseno, la feci inginocchiare sul letto alla pecorina, con il viso affondato nel cuscino.

Afferrai rapidamente il tubetto di lubrificante e mi spalmai abbondantemente il glande e in parte il fusto. Feci lo stesso anche fra le sue natiche e appoggiai la punta del membro contro il suo buchetto del culo.

Spinsi lentamente e il suo ansimare mi convinse a continuare. Entrai a fondo mentre il mio cazzo, stretto dal suo ano e compresso dalle pareti del retto, si stava indurendo al massimo.

Se lo stava proprio gustando, a giudicare dai gemiti rauchi e dai gridolini semisoffocati che emetteva mentre andavo avanti e indietro dentro di lei. La inculai per parecchio tempo, fermandomi solo ogni tanto per afferrare da dietro il suo cazzo già piuttosto duro, masturbandola per qualche istante.

Alla fine venni con un orgasmo controllato, quasi ragionato, anche se eccitato dal vedere quanto le piacesse tenere il mio cazzo nel culo. Però era stato molto diverso dai fantastici orgasmi che avevo sempre avuto con la mia padrona.

La masturbai rimanendo dentro di lei. Feci abbastanza fatica, un po’ per la posizione non comoda, un po’ perché non ci mettevo sufficiente passione. Alla fine venne, emettendo poche gocce di sperma che raccolsi tutte fra le dita e nel palmo della mano.

Mi stavo rendendo conto che i miei desideri e il mio ruolo stavano effettivamente cambiando. Ora mi piaceva di più essere attivo che passivo. Non è che non fossi mai stato attivo con Ingrid. Anche io la penetravo quando lei voleva fare l’amore in questo modo, ma era sempre un rapporto subordinato. Lei non cessava di essere la mia padrona assoluta: semplicemente, si godeva il piccolo schiavo in un altro modo e io, ubbidiente e sottomesso, avevo come unico scopo quello di soddisfarla, anche se, in quei momenti, il suo splendido culo mi proiettava letteralmente in paradiso.

Ora mi pareva fosse diverso: volevo proprio godermi un corpo femmineo e, penetrandolo, eiacularvi dentro il mio sperma e cercare il mio appagamento.

Tuttavia, non immaginavo quello che sarebbe successo alla fine di quella vacanza e di come, in realtà, di fronte a situazioni eccitanti che mi avessero visto ancora completamente passivo, sarei stato remissivo e sottomesso come ero prima della morte di Ingrid.

Intanto, l’aver inculato quella ragazza non mi aveva fatto impazzire. Anzi, pur essendo il primo rapporto dopo tanti mesi in cui non avevo più fatto sesso con nessuno, non era stato assolutamente come mi aspettavo.

Ebbi altre due avventure durante quella vacanza, entrambe insoddisfacenti. Anzi, la seconda addirittura disastrosa, perché non riuscii neppure ad avere l’erezione.

La prima volta portai nel mio bungalow una bionda procace e vogliosa che avevo conosciuto al bar. Era piuttosto arrapata e riuscì a farmelo diventare duro strusciandosi a lungo contro di me mentre eravamo a letto nudi, toccandomi e leccandomi in modo sapiente le palle e il cazzo. Riuscii a incularla e a venire, ma a fatica. Era il segnale inequivocabile della mia svogliatezza sessuale.

Successivamente, mi portai a letto la terza signora (che mi aveva fatto una corte serrata al ristorante e poi sotto l’ombrellone), solo perché era alta, con tette e culo imponenti e con espressione decisamente lasciva.

Mi ricordava vagamente Ramona, che, però, era sicuramente meno esagerata di questa, sia nel fisico che nei modi.

Fu una catastrofe, perché il mio rendimento fu nullo. Per concludere l’incontro, senza finire in modo disonorevole, le feci un pompino.

La mia proverbiale maestria nel compiere questo atto la fece letteralmente andare fuori di testa, tanto che continuò a cercarmi assiduamente nei giorni successivi per ripetere l’esperienza, mentre io mi defilavo strategicamente.


Seguirà: CAPITOLO 31 - UN’AVVENTURA AL BUIO

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 31
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